Il Lago Moo (comune di Ferriere, PC): un archivio naturale per ricostruire le variazioni nel tempo delle precipitazioni estreme nell’Appennino settentrionale

A causa del cambiamento climatico in atto, molto evidente sulle temperature e sulle caratteristiche delle masse d’aria che convergono sull’area mediterranea, sono attesi effetti anche sulle precipitazioni, sia sulla loro intensità e persistenza, sia sulla loro frequenza.

Precipitazioni convettive concentrate e persistenti possono essere critiche non solo per corsi d’acqua d’ordine maggiore, ma soprattutto per i corsi d’acqua di piccole-medie dimensioni. Gli ultimi eventi di precipitazione intensa hanno mostrato una capacità d’impatto notevole sulla morfologia del territorio montano della Regione Emilia-Romagna, con importanti conseguenze per le infrastrutture pubbliche e private.

Per descrivere al meglio il cambiamento del ciclo idrologico in atto, diventa fondamentale indagare anche il passato, possibilmente andando oltre la “breve” storia dei dati strumentali, affiancando all’approccio statistico anche analisi multidisciplinari che riguardano l’indagine storica e geologica. I soli record strumentali sono insufficienti (per brevità delle serie storiche rispetto alla variabilità naturale del fenomeno) per stimare con attendibilità variazioni delle precipitazioni estreme (Figura 1). Una migliore e più realistica stima della loro frequenza alla scala dei tempi geologici sarebbe quindi di estrema utilità per la pianificazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Un primo importante passo in questa direzione è stato compiuto attraverso la collaborazione stabilita tra ARPAe-SIMC e il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna, con la predisposizione di un gruppo di lavoro “Per indagini territoriali sulle torbiere di alta quota dell’Appennino emiliano-romagnolo”.

Tra i possibili archivi naturali a disposizione nella Regione Emilia-Romagna, questa indagine ha scelto la piana lacustre d’alta quota di lago Moo (1120 m s.l.m.) nel Comune di Ferriere, perché per effetto del nubifragio che ha interessato l’Appennino ligure-emiliano nel corso della notte tra il 13 e il 14 settembre del 2015, la piana è stata parzialmente ricoperta da un deposito poligenico grossolano a forma di ventaglio.

L’iniziativa ha visto la partecipazione del Dipartimento Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma, del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e del Laboratorio di Palinologia e Archebotanica Giorgio Nicoli di San Giovanni in Persiceto. Il Comune di Ferriere, ha sostenuto e patrocinato l’iniziativa e dal 24 al 26 luglio del 2017 è stata svolta l’attività di terreno.

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